C’è stato un tempo, non troppo lontano, in cui il giorno di Sant’Anna era festa grande per ogni marcianese, dalla Marina fino al Cotoncello.
Già dal primo mattino, decine di “guzzi”, con remata lenta ma esperta, doppiavano la punta del Nasuto ed accostavano alla spiaggia della Cala. Stracarichi di gente e di vettovaglie, che la giornata era lunga per arrivare fino a sera. L’acqua arrivava agli scalmi, ma sui remi spingevano braccia poderose avvezze alla fatica. Tirate le barche sulla ghiaia, ormeggiate le più grandi a dondolarsi all’onda, posti al fresco ed al sicuro cibi e bevande, si prendeva a salire, in lenta fila indiana, il sentiero che porta alla Conca.
Ripido e quasi tutto a solana era meglio affrontarlo prima che il sole fosse alto.
Contemporaneamente, da Marciana, altra gente, a piedi, percorreva il sentiero che, passando dalle Casine e dal ponte sull’uviale che scende dalla Madonna, porta alla Conca.
Già di prima mattina, davanti alla piccola cappella di Sant’Anna si era radunata una moltitudine di persone per assistere alla Messa che veniva celebrata dal parroco di Marciana, spesso con quello della Marina, tutti all’ombra della grande quercia secolare che era il simbolo di questa giornata.
Dopo la Messa, tutti, marcianesi e marinesi, scendevano fino alla spiaggia e passavano l’intera giornata tra cibo genuino, vino buono, storie e canti, fingendo di non vedere chi si appartava un pochino per dichiarare un amore o per scambiarsi un bacio.
There was a time, not so long ago, when Saint Anna’s day was a great feast day for everyone in Marciana, from the Marina to Cotoncello. Already from early morning, dozens of “guzzi” boats, slowly but expertly, rowed round the tip of the Nasuto then approached the beach of La Cala.
Having pulled the boats up onto the pebbly beach, mooring the larger ones to bob on the waves, the food and drinks were put in a safe place and the people started to climb slowly, in single file, up the path that leads to the Conca.
At the same time, other people were walking along the path from Marciana, passing by the Casine, crossing the bridge over the stream that runs down from the Madonna to the Conca.
So by early morning, a multitude had gathered in front of the small chapel of Saint Anna to attend the Mass, all in the shade of the huge centuries-old oak tree which was the symbol of this day.
After the Mass, everyone both from Marciana and Marciana Marina, went down to the beach and spent the whole day there enjoying genuine food, good wine, stories and songs, pretending not to see anyone who found a secluded spot to declare their love or exchange a kiss.
La chiesa di Sant’Anna e quella di Santa Rita
Le campagne coltivate a vigna, costellate di “magazzini” con antichi palmenti e botti, dove i contadini vivevano buona parte dell’anno, erano collegate da sentieri ai paesi di Marciana e Marciana Marina e alle loro frazioni. Lungo il percorso, dove si snodavano le processioni o dove risuonava lento e ritmico il passo degli asini sulle lastre di granito, si trovano numerose cappelle che meritano una visita.
SANT’ANNA: La cappella della famiglia Sardi titolata a Sant’Anna è ubicata in località Conca nel comune di Marciana Marina e nel 1730 fu «dotata» da Angelo Sardi. Un elegante occhio ellittico in granito locale ne sormonta il portale d’ingresso, a sua volta fiancheggiato da due piccole finestrelle quadrangolari. All’interno, una pala sopra l’altare e le tombe di famiglia.
SANTA RITA: La cappellina dedicata a Santa Rita è ubicata nella località di Serrapinelli, in origine Serra ai Pinelli, lungo l’antico percorso (Via nuova di Sant’Ilario) che collegava questi luoghi con il paese di Sant’Ilario. Nel Catasto leopoldino del 1840 l’edificio è genericamente definito Oratorio di Serrapinelli, mentre in alcune fonti inglesi del 1957, 1964 e 1977 viene erroneamente riportato come Madonna Serrapinella. Assai venerato dai fedeli locali, è di una rustica semplicità.
CALA
Al fresco di corbezzoli e di lecci,
L’uviale, allegro, mi saltella accanto
Scendendo, insieme a me,
Incontro al mare.
Strada facendo lui disseta gli orti
Mentre io seguito i passi di mio padre,
La canna in spalla
La merenda in tasca.
Scendiamo silenziosi, piano piano,
Per non svegliare chi ancora dorme
Appollaiato sopra un grosso ramo.
Ci aspetta il paradiso della Cala,
L’acqua rallenta la sua corsa,
In braccio al mare,
Mentr’io raccolgo i sassi della riva.
Le barche sono ancora addormentate,
All’ombra delle canne, sui parati,
Aspettano qualcuno che le porti,
Trascinandole a forza sulla ghiaia,
A dondolarsi in acqua, alla deriva.
Così io sogno ancora la mia Cala
E piango nel vederla com’è ora.
Risalgo, a fatica,
Scalini di pietra e cemento,
Reti abbattute
Deturpano il volto alla terra,
Come segni di morte.
Cavalli di frisia difendono
Il nulla opprimente.
Fili di ruggine mi stringono l’anima
E fanno assai male.
Antonio Berti