Giulio Pullè e le Vasche di San Pietro

cultura

Le Vasche di San Piero, situate all’inizio del paese omonimo nell’Elba, custodiscono una storia che affonda le sue radici agli inizi del Novecento quando il Comune di Campo nell’Elba decise di costruire un lavatoio pubblico per la frazione: un’opera che rappresentava un passo avanti fondamentale per la vita quotidiana degli abitanti.
L’incarico di progettazione, realizzazione e controllo dei costi fu affidato all’ingegnere Conte Giulio Pullè di Portoferraio, figura di spicco nell’edilizia pubblica dell’epoca. Il suo nome è legato ad opere come la scuola di Capoliveri, il “Palazzo”, e la ricostruzione dei ponti delle Fonti e di Rimercoio. Oltre alla sua attività professionale, Pullè si distinse come profondo conoscitore del territorio elbano, ricoprendo il ruolo di presidente del Comizio agrario dell’isola e redigendo la “Monografia agraria del circondario dell’isola d’Elba” (Portoferraio, 1879) nell’ambito dell’inchiesta agraria sostenuta dal senatore Jacini.
La scelta del sito per il lavatoio cadde nella zona nord del paese, vicino al fosso proveniente dal Canale, una località all’epoca ricca d’acqua. La posizione era strategica non solo per la disponibilità idrica, ma anche per la sua vicinanza a un’ampia spianata utilizzata come deposito di manufatti di granito. Da qui, i barocci trainati da asini e buoi trasportavano i materiali verso i porti dell’isola.

Il lavatoio era costituito da un loggiato coperto ad archi in laterizio, poggianti su pilastri in granito a bugnato. La struttura era dotata di un’ampia vasca centrale alimentata dall’acqua del Canale e provvista di uno scolo che convogliava l’acqua di scarico verso il fosso. Il pavimento era in lastre di granito e il tetto presentava due timpani, un elemento architettonico tipico delle case elbane dell’Ottocento e dei primi del Novecento.
Oltre alla sua funzione primaria di lavatoio, la struttura ricopriva un importante ruolo come abbeveratoio per gli animali da soma impiegati nel trasporto dei graniti. Tuttavia, alla fine degli anni ‘30, l’utilizzo del lavatoio fu vietato a causa del diffondersi della tubercolosi, una malattia altamente contagiosa. Le autorità imposero il ritorno al lavaggio presso il fosso, determinando la chiusura delle logge e la trasformazione della vasca in due vasche separate.
Con l’avvento delle lavatrici e il miglioramento delle condizioni di vita, le vasche di San Piero persero gradualmente la loro funzione originaria. Intorno al 1980, la struttura fu completamente distrutta e l’area adibita a magazzino comunale.
Oggi, le vasche di San Piero rimangono una testimonianza tangibile del passato, un simbolo dell’ingegno e della laboriosità della comunità elbana. La loro storia ci riporta indietro nel tempo, a un’epoca in cui il lavoro manuale e la vita contadina erano elementi centrali della quotidianità.
Sebbene non più esistenti, le vasche rappresentano un importante patrimonio storico e culturale per San Piero e l’isola d’Elba, un monito a preservare la memoria e le tradizioni del passato. La loro riscoperta e valorizzazione potrebbero contribuire a rafforzare l’identità locale e ad attrarre un turismo culturale attento alla storia del territorio.
Le Vasche di San Piero sono solo uno dei tanti esempi dell’operato di Giulio Pullè, un ingegnere che ha lasciato un segno indelebile nell’isola d’Elba. La sua figura rappresenta un modello di attenzione al territorio e di rispetto per le tradizioni locali. Le sue opere, seppur alcune oggi scomparse, continuano a raccontare la storia dell’isola e a testimoniare l’ingegno e la laboriosità del suo popolo.

Positioned at the entrance to the village, they were built in 1900 as a public wash-house and drinking trough for animals and for people arriving from the countryside and nearby granite quarries. They were designed by Giulio Pullè of Portoferraio who had planned other public buildings on Elba and who had good knowledge of the agricultural terrain of the island.
It was a strategic position, not only for the availability of water but also because it was near a wide open space used as a deposit for granite objects. Carts pulled by donkeys and oxen carried materials from here to the island’s ports. The wash-house was a loggia covered with brick arches resting on carved granite pillars. The structure had a large central basin fed by water from the Canal and provided with a drain that took the waste water to the ditch. It was floored with granite slabs. In the late thirties, the use of the wash-house was banned due to the spread of tuberculosis and the women had to go back to the stream to wash their clothes until, as living conditions improved, the facility was abandoned and it was used as a warehouse.
Today, the tubs of San Piero are a tangible witness of the past, a symbol of the talent and diligence of the Elban people that would be worth restoring to boost local identity and attract cultural tourism that cares about the history of the area.

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