Sono elbani quelli che nell’Elba si riconoscono. Lo stesso vale per gli abitanti delle altre splendide Perle del Tirreno: Capraia, Gorgona, Giglio, Giannutri, Pianosa, Montecristo. “Scrigni di diversità” anche antropologica: gente antica, gente di passaggio, gente che va e che viene. Isolani sono quelli che vivono di mare, di terra e di rocce: contadini, pescatori e minatori. Ma anche quelli che guardano lo stesso orizzonte d’acqua e cercano approdi: i naviganti. E coloro che si riconoscono e si ritrovano in quella natura con occhi meravigliati da tanta meraviglia: i viaggiatori.
Terre da sempre di emigranti e immigrati, l’Elba con le Isole dell’Arcipelago sono ponte fra terre emerse, capolinea, approdo, rifugio e molo di partenza, grogiolo di preziosa bio e geo-diversità, stazioni di posta dove ristorarsi e ripartire, culle dove dimenticare ed essere dimenticati. Le Isole di Toscana sono più di un’ Arcipelago. Sono un’oasi. In un deserto di bonacce, onde e burrasche. Con il vento e senza vento: spazzate. Con il sole e il sale: riarse. Con cibo, acqua sorgiva, boschi e lagune: materne. Con le nuvole che inghiottono i paesi e il rosso dei tramonti che tinge di sangue il mare: crude.
Ghiaie e minerali, fiori e foglie che colorano le stagioni, profumi e odore di bosco, cristalli e antichi schiumoli, roditori, insetti e uccelli di passo. Pesci, gozzi e pescatori. Vigne e nettare degli Dei. Un microcosmo dove anche le persone sono così diverse l’una dall’altra. Eppure così simili. Chi sa come, quando, perché i loro avi hanno messo piede su queste Isole. Ma nelle facce che incontri, è lo sguardo, la piega delle labbra, la posa delle mani, la storia che raccontano anche senza parlare, che svelano chi sono gli isolani. Una comunità che si difende ma che condivide il pericolo o l’isolitudine, che parla un linguaggio scarno ed essenziale di chi fa senza dire, che prova senza saperlo la nostalgia di chi vorrebbe partire e invece resta e di chi parte ma vorrebbe restare. Invito il lettore a guardare oltre le spiagge e la bellezza, ad entrare nel mondo dei sensi e delle emozioni che solo queste isole fanno vibrare.
Elbans are those who identify themselves with Elba. The same is true for the inhabitants of the other splendid Pearls of the Tyrrhenian: Capraia, Gorgona, Giglio, Giannutri, Pianosa, Montecristo. “Treasures of diversity” including anthropological ones. Ancient peoples, people passing through, people who come and go.
Islanders are those who live off the sea, the land and the rocks: fishermen, farmers and miners. But there are also those who search the horizon for a place to land, mariners. Then there are those who are aware and can identify with nature, looking in amazement at so much wonder: the travellers.
The Tuscan Islands are more than an archipelago. They are an oasis. In a desert of calms, waves and storms. With the wind and without the wind: windswept. With the sun and salt: parched. With food, spring water, forests and lagoons: maternal. With the clouds that swallow the villages and the crimson of the sunsets that dyes the sea with blood: raw.
Gravel and minerals, flowers and leaves that colour the seasons, scents and smells of the forest, crystals and granite, rodents, insects, birds of passage. Fish, boats and fishermen. Vineyards and the nectar of the Gods. A microcosm where even the people are so different from each other. Yet so similar. Who can tell how, when or why they set foot on these Islands.
However, on the faces you meet, it is the look, the fold of their lips, the pose of their hands, the story they tell without even speaking that reveals who the islanders are. People who would like to leave and instead stay, people who leave but would prefer to stay. I invite the reader to look beyond the beaches and the beauty, to enter the world of senses and emotions that only these islands can awake.
Sono elbani quelli che nell’Elba si riconoscono. Lo stesso vale per gli abitanti delle altre splendide Perle del Tirreno: Capraia, Gorgona, Giglio, Giannutri, Pianosa, Montecristo. “Scrigni di diversità” anche antropologica: gente antica, gente di passaggio, gente che va e che viene. Isolani sono quelli che vivono di mare, di terra e di rocce: contadini, pescatori e minatori. Ma anche quelli che guardano lo stesso orizzonte d’acqua e cercano approdi: i naviganti. E coloro che si riconoscono e si ritrovano in quella natura con occhi meravigliati da tanta meraviglia: i viaggiatori.
Terre da sempre di emigranti e immigrati, l’Elba con le Isole dell’Arcipelago sono ponte fra terre emerse, capolinea, approdo, rifugio e molo di partenza, grogiolo di preziosa bio e geo-diversità, stazioni di posta dove ristorarsi e ripartire, culle dove dimenticare ed essere dimenticati. Le Isole di Toscana sono più di un’ Arcipelago. Sono un’oasi. In un deserto di bonacce, onde e burrasche. Con il vento e senza vento: spazzate. Con il sole e il sale: riarse. Con cibo, acqua sorgiva, boschi e lagune: materne. Con le nuvole che inghiottono i paesi e il rosso dei tramonti che tinge di sangue il mare: crude.
Ghiaie e minerali, fiori e foglie che colorano le stagioni, profumi e odore di bosco, cristalli e antichi schiumoli, roditori, insetti e uccelli di passo. Pesci, gozzi e pescatori. Vigne e nettare degli Dei. Un microcosmo dove anche le persone sono così diverse l’una dall’altra. Eppure così simili. Chi sa come, quando, perché i loro avi hanno messo piede su queste Isole. Ma nelle facce che incontri, è lo sguardo, la piega delle labbra, la posa delle mani, la storia che raccontano anche senza parlare, che svelano chi sono gli isolani. Una comunità che si difende ma che condivide il pericolo o l’isolitudine, che parla un linguaggio scarno ed essenziale di chi fa senza dire, che prova senza saperlo la nostalgia di chi vorrebbe partire e invece resta e di chi parte ma vorrebbe restare. Invito il lettore a guardare oltre le spiagge e la bellezza, ad entrare nel mondo dei sensi e delle emozioni che solo queste isole fanno vibrare.
Elbans are those who identify themselves with Elba. The same is true for the inhabitants of the other splendid Pearls of the Tyrrhenian: Capraia, Gorgona, Giglio, Giannutri, Pianosa, Montecristo. “Treasures of diversity” including anthropological ones. Ancient peoples, people passing through, people who come and go.
Islanders are those who live off the sea, the land and the rocks: fishermen, farmers and miners. But there are also those who search the horizon for a place to land, mariners. Then there are those who are aware and can identify with nature, looking in amazement at so much wonder: the travellers.
The Tuscan Islands are more than an archipelago. They are an oasis. In a desert of calms, waves and storms. With the wind and without the wind: windswept. With the sun and salt: parched. With food, spring water, forests and lagoons: maternal. With the clouds that swallow the villages and the crimson of the sunsets that dyes the sea with blood: raw.
Gravel and minerals, flowers and leaves that colour the seasons, scents and smells of the forest, crystals and granite, rodents, insects, birds of passage. Fish, boats and fishermen. Vineyards and the nectar of the Gods. A microcosm where even the people are so different from each other. Yet so similar. Who can tell how, when or why they set foot on these Islands.
However, on the faces you meet, it is the look, the fold of their lips, the pose of their hands, the story they tell without even speaking that reveals who the islanders are. People who would like to leave and instead stay, people who leave but would prefer to stay. I invite the reader to look beyond the beaches and the beauty, to enter the world of senses and emotions that only these islands can awake.