La Valle dei Mulini: un percorso per non dimenticare

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Chi oggi voglia percorrere a piedi il tragitto che separa Rio nell’Elba da Rio Marina, evitando in parte il traffico della strada provinciale, può imboccare l’antica strada di San Giuseppe che costeggia a mezza altura il fosso proveniente dalla fonte dei Canali: lungo questa strada sterrata si scende rapidamente alla piana, costeggiando quella che era un tempo la valle detta dei Mulini. Nonostante una vegetazione incolta e penetrata da specie invasive, il viandante può cogliere ancora qualche traccia dell’ambiente originario. La vista di Rio che incombe alle spalle è su quel versante di tramontana ancora intatta e urbanisticamente nitida (FIG. 1), mentre il lembo di terra verso la piana termina in un azzurro triangolo di mare stretto tra il diaframma di case che annuncia la Piaggia e la fascia mossa delle colline che si delineano in lontananza sul continente (FIG. 2). Tra questi punti l’occhio coglie in un solo approccio la continuità del territorio riese e la condizione dell’insularità, alla ricerca del senso profondo del paesaggio che ha di fronte. La strada di San Giuseppe è l’antico percorso che ci racconta il destino di questo territorio passato da un’economia tradizionale, basata su l’attività mineraria e l’agricoltura, a un’economia dominata dal turismo, con gli enormi e rapidi cambiamenti che questo passaggio ha prodotto.
Nella parte alta della valle si concentrano ancora i resti in rovina di alcuni mulini che macinavano i grani con un meccanismo a pale orizzontali, ingegnosamente adattato ai dislivelli relativamente modesti del terreno. Un tempo i mulini con annessi forni, stalle, e locali di abitazione si inserivano in un territorio coltivato a zone seminate e ortive, vigneti, frutteti e giardini di agrumi, di notevole valore, naturale, ambientale e paesaggistico. Tutto era reso possibile da un governo sapiente delle risorse idriche: condotte, cisterne, vasche di irrigazione e bottacci, costituivano un sistema integrato per regolamentare l’acqua del fosso dei Canali lungo la valle, sino alla confluenza con l’acqua della Chiusa nel fosso di Riale, e giù sino alla Piaggia con il suo porto Canale. L’acqua era, come precisa un documento del 1869, “l’unica ricchezza di Rio”, dopo che la proprietà delle miniere era stata tolta alla Comunità con atti del governo granducale.

Il sistema si legge con chiarezza nelle mappe territoriali ottocentesche (FIG. 3); ed era ancora riconoscibile nel 1991-1992, quando ebbe luogo la ricerca diretta dal prof. Piero Pierotti (Università di Pisa) e voluta dal sindaco Franco Franchini. Questo straordinario patrimonio culturale, ambientale e archeologico fu esposto in un volume (Pisa, 1993), ampiamente corredato da mappe, fotografie e grafici. Dei 22 mulini registrati nel censimento del 1934, 16 erano allora ancora visibili. In alcuni di essi si trovavano in tutto (Mulino dell’Orzati) o in parte (Mulino Squarci o della Vipera FIG. 4 e altri) i macchinari originari e le attrezzature per l’attività molitoria. La ripulitura aveva liberato i sentieri, rendendo possibile il percorso di visita nella parte alta della valle, illustrato da una serie di cartelli esplicativi. Poco più di dieci anni dopo, per lo stato di abbandono del sito, si dovette procedere a una nuova campagna di ripristino e riqualificazione ambientale, voluta dal sindaco Catalina Schezzini e condotta dalla Società cooperativa D.R.E.Am Italia, che doveva realizzare quanto auspicato nel 1993 da Pierotti: ripristino dei bottacci, dei sentieri, dei frutteti e degli orti recintati, restauro conservativo di alcuni manufatti, recupero di un mulino con il meccanismo di macinazione, a fini di esposizione museale, sistemazione della chiesetta della Maestà sulla strada di San Giuseppe (FIG. 5). Il lavoro, completato solo in parte, rese tuttavia di nuovo leggibile il sistema della valle e delle sue acque. Ma ancora un abbandono doveva seguire negli anni successivi. Oggi la valle dei Mulini attende un progetto che la riconosca come un “bene comune costitutivo dell’identità collettiva”, e che disegni un sistema di valorizzazione ambientale in sinergia con quelle attività economiche e produttive (turismo e produzione agroalimentare di qualità) che possano garantire definitivamente il sostegno, la cura e la tutela di questo luogo del cuore e della memoria.

From Rio nell’Elba to Rio Marina, it is still possible to retrace the ancient road of San Giuseppe which runs halfway up the creek coming from the source of the Canali along the Valley known as the Mulini, the Mills. Despite uncultivated vegetation, it is still possible to find traces of the original settlement. Behind and to the north, is the town of Rio (FIG 1) while the strip of land stretching out towards the flat land, ends in a blue triangle of sea squeezed in between the houses of Piaggia, in the distance the mainland (FIG 2).
In the upper part of the valley, there are still the ruins of some of the mills that ground the grains with a horizontal paddle mechanism, with their ovens, stables, living quarters that were part of an area cultivated with vegetables, vineyards, orchards, citrus gardens of considerable natural, environmental and scenic value.
The system can be clearly read in the nineteenth century territorial maps (FIG 3); a 1934 census shows that of the 22 registered mills, 16 were then still visible. In some of them, the original machinery and equipment for working the mills were found either whole (Orzati Mill) or in part (Squarci or Viper Mill, FIG 4 and others). In the nineties, there was a recovery project that was never completed that had also foreseen the redevelopment of the little Church of her Majesty on the San Giuseppe road (FIG 5). It would be welcomed that this heritage be returned to the community and becomes the cornerstone for an enhancement project for quality tourism and agricultural food production.

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