Le Tamerici hanno budella

cultura

Lontano dalla mia isola, sogno e m’illudo di essere sempre presso o sotto le mie tamerici che camminando verso la torre mi fanno compagnia.
Quasi tutte hanno le loro viscere allo scoperto, itinerari misteriosi e fili di un viaggio che non prevede arrivi o partenze.

E i loro capelli verdi, sottili e scompigliati sono quelli di alberi che parlano con sonorità forte se è tramontana o leggera come un sospiro, se soffia lo scirocco. Non offrono molta ombra, tanto necessaria d’estate. Diverte la mente la lettura dei loro silenzi, e i loro ghirigori. Chissà se esse sono mai state, a suo tempo, viscere per scrutare il futuro. Le loro fronde al mattino sono bagnate come avesse piovuto poco fa. Alla sera invece sono arse e calde se la giornata è stata di sole. Alberi che non conoscono il silenzio giacché schierati lungo la riva, usano i suoni della battigia per parlare.

[Il fondo del mare è un orto con le sue erbe gradevoli, verdi e marroni sempre in movimento]*.

Sorelle spettinate, le tamerici si disegnano nel cielo come bandiere sventolate. Il loro colore si scioglie nell’aria come nebbia mattiniera. Il fondo del mare con le sue erbe sempre in movimento è un orto allegro.

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