Erano gli anni ‘50, di lì a poco l’Elba sarebbe diventata meta delle vacanze del Jet Set internazionale. Fra questi personaggi c’era il couturier Pierre Balmain, che decise di far costruire al Poggio una villa immersa nel verde che fosse “spettacolare”, per sua stessa richiesta. Per questo compito scelse Leonardo Ricci, architetto fiorentino amico di Albert Camus, un visionario che, come tutti i visionari, non è mai stato benedetto dall’Olimpo degli archistar, un artista dimenticato. Un uomo eclettico, con tratti rinascimentali: architetto, professore, pittore, scrittore e molte altre cose, Leonardo Ricci era l’allievo naïf del più noto Giovanni Michelucci.
Quando lo stilista francese commissionò la villa, negli anni ‘50, Ricci sperimenta e si lancia su terreni inesplorati al punto che architetti del calibro di Luigi Vagnetti lo tacciarono di “eccessiva originalità”. Una cosa è certa, villa Balmain (o Villa della Valle, come si chiama oggi) non ha niente della tipica “villa al mare” italiana, ricordando più un contesto Hollywoodiano. Eppure, per quanto eccentrico, l’edificio si nasconde nella vegetazione del giardino, fittamente piantumato, si dice, dallo stesso Balmain. La villa appare e scompare, si fa notare ma resta discreta, in un gioco che regala stupore ai passanti pur rispettando la collina che la ospita. Era questo l’obiettivo di Ricci, inglobare nella natura, non disboscare per cementificare.
Salendo dalla strada che porta a Poggio, si nota immediatamente il contrafforte intonacato che fiancheggia la piscina e ne caratterizza la struttura. La piscina s’ispira alla Fonte Aretusa dell’isola di Ortigia ed è di forma ellittica, come il resto dell’edificio. La struttura, infatti, si compone di tre strutture ellittiche alle quali se ne aggiunge una quarta a fare da “cappello”, il tetto. Sono tutte ruotate attorno ad un perno, come un mazzo di carte da gioco. Al colpo d’occhio la villa si caratterizza per la modernità delle vetrate e il gioco di volumi che convergono l’uno dentro l’altro. Tutti i piani sono bucati e all’interno di questo grande cilindro è incastonata una scala a chiocciola. Gira una voce, come tutte le voci sospesa fra leggenda e realtà, che le forme rappresentino le tavolozze di un pittore con un cavalletto laterale.
La costruzione terminò nel 1960, Balmain la frequentò dieci anni, poi fu venduta ad una famiglia d’imprenditori livornesi. La villa conserva ancora gli arredi originali di gusto esotico scelti dallo stilista. Quella villa non è solo un’elitaria dimora di vacanza, ma rappresenta un gioiello dell’architettura italiana da preservare, il manifesto di un’Elba che c’era e che rischia di essere dimenticata.
In the fifties, the Island of Elba became a destination of the international Jet Set. Pierre Balmain, the famous French fashion designer, commissioned the building of a villa in the countryside near Poggio. His chosen architect, Leonardo Ricci, a lesser-known pupil of Giovanni Michelucci, was a talented visionary. The villa fits harmoniously into the landscape, thanks to the dense vegetation around it. Ricci’s goal was to blend the building seamlessly into its breathtaking surroundings. The main elliptical heart features extensive glass facades around a swimming pool inspired by the Aretusa Fountain in Ortigia. The building, completed in 1960, still retains the original furnishings chosen by Balmain. Today, as well as being an elite residence, it represents an architectural gem to be preserved, a testimony to an Elba that once was.