Quando si parla di innovazione si pensa subito all’industria o all’intelligenza artificiale, ma l’innovazione è necessaria in ogni campo dello scibile umano, perché solo attraverso la trasformazione e il cambiamento, e penso soprattutto a quello culturale, si può costruire qualcosa di nuovo, imparando dal passato.
In riferimento al cibo ed alle comunità rurali le parole chiave sono: filiera corta, ambiti locali, prodotti a km.0, agricoltura biologica, biodiversità. Concetti che introducono innovativi modelli di produzione, trasformazione, distribuzione e consumo del cibo, visto anche come straordinario ambasciatore delle eccellenze territoriali e come leva fondamentale della sostenibilità. Non dimentichiamo, fra l’altro, che il corretto uso delle risorse, l’educazione alimentare e il consumo etico e responsabile sono elementi fondamentali delle politiche di contrasto ai cambiamenti climatici.
Un possibile strumento del cambiamento culturale sono le “Comunità del cibo”. Di che si tratta? Le definisce l’art. 13 della L.194/2015: sono gli ambiti locali derivanti da accordi fra diversi soggetti, pubblici e privati, che hanno l’obiettivo di studiare produzioni agricole sostenibili attraverso la costituzione di filiere corte per diffondere nuove pratiche e saperi tradizionali, per aumentare la sicurezza alimentare, per contribuire alla salute pubblica e generare diversificazione del reddito.
La ruralità rappresenta senza dubbio un pilastro fondamentale dell’offerta turistica italiana. Sono una risposta all’esigenza dei produttori agrari di tutelare colture e saperi locali, ma anche di generare circuiti di consumatori consapevoli e responsabili. Progetti di rete e cittadini attivi diventano ambasciatori del proprio territorio, della cultura, del sapere e delle tecniche agricole. Attività produttive, turismo, formazione ed educazione di pari passo puntano a preservare la biodiversità agroalimentare tipica del territorio a vantaggio dei residenti e degli ospiti.
Lo studio e l’utilizzo delle risorse genetiche autoctone, il recupero dei terreni abbandonati e la tutela del paesaggio, la diffusione del sapere tradizionale, la realizzazione di orti didattici e urbani, sono queste alcune delle azioni da mettere “in campo”, beneficiando di una serie di risorse che possono arrivare dal finanziamenti regionali, nazionali, europei. Risorse, che vedono nei giovani il principale target, ben spese per il welfare delle piccole comunità e di quel variegato tessuto umano e professionale che è la ricchezza vera, storica, del nostro Paese.
E così agricoltori, ristoratori, allevatori, imprese di trasformazione, associazioni ed Enti del Terzo Settore, scuole, enti di ricerca, esercizi commerciali, artigiani, mense scolastiche, ospedali saranno gli anelli di una catena virtuosa, inclusiva, generosa, quella dei biodistretti rurali lungo un percorso condiviso di partecipazione ed animazione territoriale. Vi sono professionisti appassionati, persone determinate, sognatori e visionari che hanno creato un ordito sul quale tessere progetti che restituiscano quei valori materiali e immateriali che costituiscono l’identità di una comunità e di un luogo, rendendolo speciale, unico, attrattivo, emozionante, genuino, desiderabile, in una parola: accogliente, dove costruire il proprio futuro.
Living and experiencing the vicinity by getting to know the people and the local products.
Food is a wonderful ambassador of local excellence and an important incentive for sustainability. The correct use of resources, understanding about healthy eating and ethical consumption are the vital elements of policies to combat climate change.
Good practices in agriculture are the basis of cultural change as are the “Food Communities”. What are they? These are local areas resulting from agreements between different public and private entities that aim to study sustainable agricultural production through the establishment of short supply chains to spread new practices and traditional know-how, to increase food safety and contribute to public health.
Network projects and active citizens become representatives of their area, their culture, know-how and agricultural techniques. Productive activities, tourism, training courses and instruction aim to preserve the agro-food biodiversity typical of the area, for the benefit of both residents and guests. So, an inclusive, generous chain of links has been made up of farmers, restaurateurs, breeders, processing companies, third sector associations, schools, research organizations, businesses, craftsmen, school canteens, hospitals. Together with the rural biodistricts they have shared and followed plans and organized Territorial Animation. It is a way to regain the identity of a community and a place, making it special, unique, attractive, exciting, genuine, desirable, in a word, welcoming, where you can build your own future.