È lunga la lista degli artisti che sappiamo legati all’Elba da un rapporto non episodico, all’origine di una produzione significativa, ma mai indagata con metodo e puntualità. Di essa fa parte a pieno titolo Romano Stefanelli, un contemporaneo, nato a Firenze nel 1931 e morto a Migliarino Pisano nel 2016, dopo una carriera densa di riconoscimenti iniziata nella prima metà degli anni Quaranta. È, appunto, nel 1948 che lo vediamo lasciare la bottega di Pietro Annigoni, dove per cinque anni ha imparato l’arte, ossia la tecnica dei colori a olio, dell’acquerello, della tempera, dell’affresco, del cesello e dell’incisione nelle sue varie forme, senza trascurare la scultura. Del 1960 è una sua copia di un ritratto della regina Elisabetta II eseguito dal maestro, che suscita ammirazione. Successivamente, nel 1962, verrà il primo premio al Concorso Nazionale del Ritratto e, nel 1968, l’invito a esporre alla prestigiosa Galleria Levi di Milano. Si tratta di occasioni in cui Stefanelli mostra di lavorare nel solco dell’indirizzo artistico di Annigoni, che resta fedele, dal canto suo, al dettato del Manifesto dei pittori moderni della realtà, concepito nel 1947 con Gregorio Sciltian, Xavier e Antonio Bueno, Alfredo Serri ed altri, in opposizione all’ascesa delle tendenze informali ed esasperatamente espressionistiche. Già negli anni Settanta, comunque, appaiono pagine critiche sullo Stefanelli che lo pongono su orizzonti di ricerca personale, destinati ad accentuarsi col tempo, specialmente riguardo alla rappresentazione del paesaggio. Ed è significativa una sua intervista del 1988, rilasciata a Everardo Dalla Noce, dove, nella manifestazione di un affetto filiale, Annigoni figura essere una personalità artistica cui guardare da una tribuna propria: “[…] Io penso alle ‘cose’ in una maniera del tutto diversa da come le pensa Annigoni”. C’è, di fatto, un “vero assoluto” di partenza che “si raccoglie in un vero-astratto” assolutamente distinguibile. Su Stefanelli di fronte al paesaggio sono illuminanti le parole di Dalla Noce: il suo “fine” è la sintesi. La stringatezza, l’abbandono del superfluo, dei particolari a ridondare, senza togliere nulla all’insieme, è sublimare l’arte nella sua interezza. Ma anche […] il momento tipico della somma degli addendi che stanno provvisoriamente fuori dall’artista. Ebbene Stefanelli […] spinge maggiormente il suo impegno in questa visuale. Con Annigoni Stefanelli condivide l’amore per l’affresco. Entrambi lavorano contemporaneamente all’abbazia di Montecassino e nella chiesa di S. Michele Arcangelo di Ponte Buggianese. Stefanelli realizza, inoltre, nella chiesa di S. Maria di Massarella, rispettivamente nel 1983, nel 1986 e nel 1998, una Crocifissione, una Natività e un’Annunciazione, considerati i suoi capolavori nel genere. Come “vedutista”, sebbene cittadino del mondo, la sua fonte d’ispirazione più profonda è la natia Toscana, tanto nella dimensione rurale che marittima. In quest’ultima un punto fermo è costituito dall’Elba, che comincia a frequentare negli anni Cinquanta, prediligendo il ridente borgo di Cavo. Qui si ripete, nel ricordo dei sodali e degli amici, tra i quali chi scrive, un trend di vita improntato per indole da sempre a un cordiale riserbo. Sono abitazioni appartate e immerse nella natura, quali Villa Piselli e Villa Bianca, sulla costa di Bolbaia, lunghe passeggiate, riunioni conviviali di artisti, con la partecipazione non rara di Annigoni. Sono otia nel senso più vero del termine, con un aspetto dominante rappresentato dal mare. Con un grosso gozzo di legno, il Bonaventura, Stefanelli prende quasi quotidianamente il largo, potendo contare su un equipaggio di fedelissimi per battute di pesca che, se fortunate, alimentano deschi destinati a restare nelle cronache. Felice, su un tale sfondo, l’estro dell’artista vara una quantità di opere: ritratti, marine, ampi paesaggi assolati e, talora, impressioni di scorci e di angoli tanto umili quanto ricchi di afflato poetico. Il territorio conserva parte di questa “galleria”, che si raccomanda vivamente alla cura di chi, per sua fortuna, ne dispone.
Romano Stefanelli is one of the many artists who has frequented the Island of Elba since the fifties. He was a versatile artist, having learned from his master Annigoni the technique of painting with oils, watercolours, tempera, fresco, chiselling and engraving in its various forms, as well as sculpting. Although a citizen of the world, he loved depicting his native Tuscany, in particular rural and maritime landscapes. He often stayed on Elba, opting for the charming village of Cavo. He has left us portraits, seascapes, broad sunny landscapes and, at times, impressions of views and hidden corners as humble as they are full of poetry.
Romano Stefanelli ist einer der vielen Künstler, die seit den 1950er Jahren die Insel Elba besuchten. Er war ein vielseitiger Künstler und Schüler von Annigoni, von dem er die Techniken der Ölmalerei, Aquarell-, Tempera- und Freskotechnik sowie der Ziselierung, Gravur in ihren verschiedenen Formen und die Bildhauerei erlernte. Obwohl er ein Weltbürger war, liebte er es, seine toskanische Heimat darzustellen – von ländlichen bis hin zu maritimen Landschaften. Besonders oft hielt er sich auf Elba auf, wobei ihn das charmante Dorf Cavo besonders anzog. Von der Insel hinterließ er uns Porträts, Meereslandschaften, weite sonnige Szenerien und manchmal auch Eindrücke von Winkeln, die ebenso bescheiden wie voller Poesie sind.