Mausoleo Tonietti: un gioiello da salvare

cultura

Come in moltissimi altri casi si deve ad alcuni nostri illustri conterranei se ancor oggi possiamo godere di opere d’arte, manufatti, preziose testimonianze del loro passaggio. Fra queste l’importante Mausoleo Tonietti. Per quest’opera dobbiamo ringraziare la fervida intuizione di Pilade del Buono che nel dicembre 1899 venne in contatto, a Roma, con il giovane architetto Adolfo Coppedè con il quale iniziò un proficuo sodalizio.
L’onorevole elbano non solo intraprese con il giovane artista – ancora fresco di studi – frequenti viaggi in Italia ed in Europa al fine di completarne la formazione culturale ed artistica, ma gli affidò la realizzazione di una serie di edifici di pregio all’Elba. Possiamo quindi affermare con certezza che furono proprio le opere progettate ed eseguite all’Elba fra il 1900 e il 1905 che segnarono l’inizio dell’attività professionale di Coppedè.

Il cimitero dei Neri di Portoferraio e la cappella gentilizia della famiglia, la casa padronale di San Martino furono le prime realizzazioni; in secondo luogo nell’ambito di un vasto programma di valorizzazione del fronte mare della città di Portoferraio l’architetto mise mano sulla Calata Mazzini al Palazzo dei Merli e ad un elegante palazzo con accesso anche da Via Guerrazzi, destinato poi ad essere Casa del Fascio; infine, in piena zona portuale, un altro fine manufatto, destinato a diventare sede della direzione degli altiforni, oggi finalmente vicino ad una opportuna ristrutturazione.
Nel 1906, grazie all’amicizia con Ubaldo Tonietti, Coppedè progettò ed iniziò la costruzione del Mausoleo conosciuto meglio all’Elba come “La Cappella Tonietti”. L’idea nacque da una comune esperienza professionale che vide il Del Buono, insieme al concessionario delle miniere di ferro dell’isola d’Elba Ubaldo Tonietti, dedicarsi all’imprenditoria siderurgica fondando a Genova il 28 luglio 1899 la società Elba con l’intenzione di creare un polo industriale a Portoferraio che fu poi istituito il 13 dicembre 1900. Realizzato interamente in pietra pregiata con numerosi richiami all’attività marinara del committente, il monumento funebre rimane come testimonianza in memoria di Giuseppe, padre di Ubaldo, uomo di mare, onorando il prestigio dei Tonietti e della marineria riese.

In Rome, in December 1899, Pilade del Buono met the young architect Adolfo Coppedè and together, they started up a profitable partnership and he made numerous trips abroad to complete his cultural education. The works he designed and carried out on Elba between 1900 and 1905 marked the beginning of the artist’s professional activity. Early achievements include the Neri cemetery in Portoferraio and his family chapel, the San Martino manor house and the “Palazzo dei Merli” in the centre of Portoferraio’s Calata which was destroyed during the last war. However, on the other hand, the old building of the former steelworks, just in front of the harbour quays, is now being restored. In 1906, construction began on the Mausoleum known better on the island as “The Tonietti Chapel”. Despite having been plundered and damaged, it still retains the charm of an imposing family tomb, made entirely of fine stone recalling the family’s seafaring origins. It was built by Ubaldo Tonietti in honour of his father, Giuseppe and of the marine connections with Rio Marina.

Il mausoleo si configura come un imponente torrione a pianta quadrata che sia per la forma che per la posizione richiama da vicino l’idea di un elaborato faro. Isolato in vista del mare sul promontorio di Cavo, nella parte nord-est dell’isola, in mezzo ad un boschetto di lecci e macchia mediterranea cui si accede da una strada non asfaltata, il mausoleo è costruito su un basamento quadrangolare preceduto da una scalinata marmorea, oggi totalmente degradata. Era cinto in origine da una pesante balaustrata – attualmente scomparsa – e si eleva rastremandosi fortemente verso l’alto, con un voluto effetto scenografico. Il materiale utilizzato per la costruzione è la “granodiorite” elbana tagliata a bozze, con numerosi e caratterizzanti inserti in marmo bianco per gli eterogenei, magniloquenti episodi decorativi.

Pur nello stato di abbandono attuale, l’insieme si configura maestoso ed elaborato, ispirato ad un eclettico gigantismo tipico non solo dell’opera di Adolfo Coppedè ma più in generale della produzione architettonica italiana di fine secolo. L’ampio e profondo arco di accesso, chiuso da una preziosa cancellata in ferro battuto, è sostenuto da un doppio ordine di tozze colonne tuscaniche arricchite da mascheroni leonini; la ghiera dell’arco è in conci di marmo alternativamente rustici e decorati da medaglioni lisci.
Al di sopra del portale l’alta cornice si modella ai lati di uno spazio rettangolare su cui è incisa la scritta “Famiglia Tonietti” in lapidario romano direttamente sormontata da un’aquila stilizzata.
Motivi decorativi di ispirazione romano-imperiale sono ancora le grandi prue rostrate poste al centro dei prospetti laterali e le minacciose protome antropomorfe che arricchiscono le cantonate al di sopra della fascia marmorea perimetrale collocata all’altezza dell’imposta dell’arcone di accesso. L’ordine superiore, sviluppato decisamente a mo’ di obelisco dimensionalmente dilatato, vede un alleggerimento della componente plastica ed è caratterizzato da un largo inserto marmoreo al centro del fusto, su cui sono ritagliati gli oblò per l’illuminazione dell’interno, originariamente chiusi da vetrate colorate, e su cui sono posti, oltre l’ultima cornice, stemmi con simboli marinari. Oltre la trabeazione di coronamento, sostenuta da archetti pensili e dotata di piccole grondaie di forma zoomorfa sugli spigoli, la torre si conclude con una terrazza al centro della quale si eleva un ulteriore basso corpo cilindrico sormontato da un globo marmoreo. All’interno più nulla è rimasto della configurazione originaria. L’elaborata cancellata in ferro battuto risulta in parte divelta, è crollato il solaio del pian terreno rendendo visibile il vespaio sottostante, non rimane alcuna traccia delle pavimentazioni né dei rivestimenti originali. In cattivo stato risulta anche la scaletta a chiocciola in ghisa posta al centro del vano elevata fino alla terrazza superiore.

La sezione Arcipelago Toscano di Italia Nostra ha inserito il Mauseoleo nella “Lista Rossa” fra i monumenti da salvare. Nel 2023, di comune accordo con l’Associazione Terre di Rio, ha intrapreso un progetto di intervento mirato ad ottenere finanziamenti per il restauro, con il patrocinio del Comune di Rio, della Banca dell’Elba e del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Secondo la Convenzione di Faro, i beni culturali sono importanti, oltre che per il loro valore di testimonianza storica, artistica e paesaggistica, in virtù del valore che le persone attribuiscono loro. Secondo il Consiglio d’Europa “ciò che è richiesto è un approccio dal basso, guidato dalle persone, in cui le Comunità Patrimoniali possano emergere per raccogliere la sfida condivisa della gestione dei beni culturali comuni”. E questa è quello che Italia Nostra fa quotidianamente.

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