Dell’acqua (dolce e salata) e del suo valore

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Ha scritto Erri De Luca: “Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, accorrere a un grido, chiedere permesso prima di sedersi”. Risparmiare acqua è una questione di gentilezza, opportunità, consapevolezza e rispetto. E non solo. Ricordate cosa è successo in Sicilia solo pochi mesi fa? Mille cittadini di cinque Comuni della provincia di Enna, sindaci compresi, hanno forzato gli ingressi e occupato la diga Ancipa e bloccato la condotta per Caltanissetta. Perché senza acqua lentamente muore l’economia, muore la ricchezza, muore la solidarietà, muore il lavoro, muore il futuro. Ecco come l’emergenza idrica in Sicilia si sta trasformando in guerriglia. In 17 anni la Regione ha investito oltre due miliardi per contrastare la siccità ma non sono bastati. Il nostro pianeta è pieno di acqua, ma quanta ne abbiamo per bere, la risposta è: lo 0,5% e dobbiamo bere. Il 97% è salata, il 2% è ancora intrappolata nei ghiacciai e una buona parte dell’1% rimanente resta al di fuori della nostra portata. In sintesi, di tutta l’acqua che scorre sulla Terra, ne possiamo sfruttare solo lo 0,5%, una sorta di rubinetto sgocciolante che viene dai laghi, dai fiumi e dalle falde acquifere. Sempre che non siano inquinate. Tutto qua. La Sicilia è solo un esempio visibile di una tragedia ancora invisibile. Tante sono le domande che investono il tema cruciale della sostenibilità dell’acqua, salata del mare o dolce del rubinetto. Quanto vale l’acqua del nostro Mediterraneo in termini di PIL? E quanto vale l’acqua distribuita dal nostro sistema idrico nazionale? Per rispondere servono due fotografie del nostro tempo. Per la prima, ci vengono in soccorso le parole di Benedetta Brioschi partner TEHA (The European House-Ambrosetti) e il responsabile della Community “Valore Acqua per l’Italia”, ascoltate durante l’ultima edizione di Ecomondo: “Nel Mediterraneo l’acqua genera il 15,1% del PIL attraverso industria idroelettrica (1.267,1 miliardi), l’agricoltura (579,3 miliardi) e il ciclo idrico esteso (55,6 miliardi). A livello di ciclo idrico integrato nel Mediterraneo gli investimenti sono cresciuti di oltre il 35% nell’ultimo decennio: da 32 miliardi nel 2014 a 43,3 miliardi nel 2023. In Italia, nello stesso periodo questi hanno segnato un +42,7%, passando dai 2,4 miliardi del 2014 ai 3,5 miliardi del 2023”. Lo stesso studio evidenzia il ruolo dell’Italia, il primo paese del Mediterraneo per valore aggiunto generato dalle filiere dell’acqua, con 328,1 miliardi di dollari (dato 2022), e secondo per fatturato (24,1 miliardi di dollari), dietro solo alla Francia, paese leader con 91,7 miliardi di dollari. Adesso rispondete alla fatidica domanda. È necessario investire nella sostenibilità dell’acqua del nostro mare? Seconda Fotografia. Ogni anno in occasione della Giornata dell’acqua l’Istat raccoglie tutti i dati del servizio di distribuzione su tutto il territorio italiano, isole comprese. Due italiani su tre stanno attenti a non sprecarla, ma un consumatore su tre non si fida a bere l’acqua del rubinetto. Ma il dato più importante riguarda lo spreco: il 42,4% dell’acqua non arriva a destinazione, si perde per strada. Il settore agricolo coinvolge oltre 1,1 milioni di imprese, con un valore aggiunto di 39,5 miliardi di euro e 930 mila occupati nel 2023. Le imprese manifatturiere idrovere contribuiscono al PIL con 28,7 miliardi di euro, impiegando 3,5 milioni di lavoratori in circa 330.000 imprese. Infine, il settore energetico conta 10 mila imprese, generando un valore aggiunto di 25,3 miliardi di euro e dando lavoro a oltre 100 mila persone. Leggendo il Blue Book 2025 realizzato dalla Fondazione Utilitatis e promosso da Utilitalia, che comprende tutti i dati relativi al servizio idrico integrato, apprendiamo che tra imprese, agricoltura e settore energetico, la filiera estesa dell’acqua ha un peso sempre più rilevante per l’economia italiana: dalle risorse idriche “dipende” infatti il 20% del PIL italiano, un valore che ha superato i 383 miliardi di euro. Sempre Benedetta Brioschi, che di acqua (dolce e salata) se ne intende, ha lanciato l’allarme che investe l’obsolescenza delle nostre infrastrutture idriche: “Con un’età media di 58 anni per i grandi invasi e una rete idrica in cui il 22% delle condutture ha oltre mezzo secolo, come abbiamo visto il rischio di inefficienze e sprechi è altissimo. A questo ritmo, servirebbero 250 anni per rinnovare l’intera rete: investire in digitalizzazione e circolarità significa garantire sicurezza idrica, sostenibilità e sviluppo economico per il Paese”. Adesso rispondete alla seconda fatidica domanda. È necessario investire nella sostenibilità dell’acqua dolce che esce dal nostro rubinetto? L’anno scorso ho incontrato un coltivatore. Mi ha parlato del suo riso, un Carnaroli di grandissima qualità, una di quelle eccellenze che fanno grande nel mondo il made in Italy della terra e del gusto. Racconta che la sua produzione è calata del 70%. “Non abbiamo meno acqua del solito, non abbiamo più acqua”. Indica le Alpi laggiù sullo sfondo, senza neve. Gli invasi sono vuoti, niente pioggia da mesi, niente falde alimentate dalla neve che si scioglie, poca speranza nei miracoli. Lentamente muoriamo di sete. E non ce ne accorgiamo.

The article details the environmental and economic value of both salt and fresh water, emphasizing the urgent need for sustainable water management. It opens with a quote from Erri De Luca and references recent events in Sicily to highlight water scarcity as a growing crisis. Only 0.5% of Earth’s water is accessible, and this limited resource is increasingly under threat. It discusses how Italy is the Mediterranean’s top country for water-related economic output, noting a 42.7% investment increase from 2014 to 2023. Water contributes over 383 billion euros to Italy’s GDP across agriculture, manufacturing, and energy. However, infrastructure is aging, with 22% of pipelines over 50 years old, risking inefficiencies. If the current pace continues, it would take 250 years to renew the entire network. The article ends with a personal anecdote from a rice farmer experiencing 70% yield loss due to drought and melting snowpack depletion, urging immediate action for water sustainability.

Dieser Artikel beschreibt den ökologischen und wirtschaftlichen Wert von Süß- und Salzwasser und betont die dringende Notwendigkeit eines nachhaltigen Wassermanagements. Eingeleitet wird mit einem Zitat von Erri De Luca, bevor anhand eines Beispiels aus Sizilien die zunehmende Wasserknappheit aufgezeigt wird. Nur 0,5 % des weltweiten Wassers sind nutzbar – diese Ressource ist gefährdet. Italien ist führend im Mittelmeerraum in Bezug auf den wirtschaftlichen Nutzen von Wasser – ein Beitrag von über 383 Milliarden Euro zum BIP. Doch 22 % der Leitungen sind über 50 Jahre alt, was zu Ineffizienz und Verschwendung führt. Bei gleichbleibendem Tempo würde die Modernisierung des gesamten Netzes 250 Jahre dauern. Ein Reisbauer berichtet, dass seine Ernte um 70 % zurückging. Die Alpen liefern kaum noch Schmelzwasser. Der Appell: sofort in Nachhaltigkeit investieren, bevor es zu spät ist.

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