Giglio: “Beato Scoglio”

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L’insularità diviene il proprio respiro, il proprio orizzonte interiore, un legame che resiste. Lasciare l’isola, ma lei non ti lascerà. Perché l’isola non è solo un luogo, ma una condizione esistenziale. Scrittore di mare, precursore dell’Arcipelago Toscano, un cantore dell’insularità come chiave, il giornalismo lo portarono lontano, ma il richiamo delle isole rimase un’ossessione feconda. Questo si manifesta con forza nell’introduzione di Brignetti alla monografia scritta nel 1976 da Armando, oggi rispettivamente sindaco e assessore del Giglio, all’epoca ragazzi. È una dichiarazione d’amore, un’immersione nel cuore pulsante. L’infanzia e la giovinezza furono “isola”, scrive, rivelando come la sua identità si sia formata nel crogiolo. Nascere in un luogo mitico, avvertire “un senso di appoggio, di appartenenza”, si rivela percorrendo il Poggio della Pagana, il punto più alto dell’isola, un luogo che invita alla contemplazione e alla memoria. Suggellare un patto ancestrale con l’isola, lei ti possiede e tu la ami. Il Giglio ha le radici nel Mediterraneo, nelle civiltà che lo hanno attraversato. I cognomi, le tradizioni, la morfologia verticale dell’isola: tutto è un microcosmo prezioso, custode di storie. Brignetti descrive il Giglio come un mondo a sé, con i suoi ritmi lenti, le sue consuetudini secolari e uno spessore avita, un’intensità intima che la presenza del mare ha custodito: dignità e timidezza, impaccio e integrità, un sentirsi isola. L’introduzione si chiude con un’immagine potente: il Giglio come “onda di granito”, simbolo di solidità, resistenza e accoglienza. Un “beato scoglio” dove la storia, la natura e l’uomo si fondono in un’armonia irripetibile, un’isola che continua a ispirare e incantare, custodendo gelosamente la sua anima.

Being born on an island is an everlasting bond that resists time and distance. Insularity becomes breath. A journalist, a poet of the Tuscan Archipelago and son of Giglio and Elba, realised that, for an islander, the island is not just a place but an existential condition. His being an islander emerges in the introduction to the monograph “Giglio, Blessed Rock”, an ode to his native island where he writes: “I was eighteen days old when I was whisked away”, revealing an identity moulded in the fusion of two unique lands. On Giglio, Poggio della Pagana is a place of primordial connection, where land and sea merge in an eternal embrace, sealing this sense of insularity. It is an experience that exceeds the mere panorama, it marks an ancestral pact. Traditions and the vertical shape of the island all reinforce that sense of insularity. “An islander does not become a mainlander”. The island, a granite wave, is a safe haven, a symbol of strength, resistance and welcome.

Verbundenheit, die weder durch Zeit noch durch Entfernung verloren geht. Auf einer Insel geboren zu sein, bedeutet, dass diese Insel einen nie loslässt. Es ist nicht nur ein geografischer Ort, sondern ein existenzieller Zustand. In der Einleitung zur Monografie „Giglio, beato scoglio“ beschreibt der Autor seine tiefe Verbindung zur Insel: „Ich war erst 18 Tage alt, als man mich von dort wegbrachte“ – ein Hinweis darauf, wie sehr sich seine Identität im Spannungsfeld zweier Inseln geformt hat. Der Poggio della Pagana – der höchste Punkt der Insel – stellt einen symbolischen Ort dar, an dem sich Meer und Land auf besondere Weise begegnen. Diese landschaftliche Verbindung unterstreicht das insulare Lebensgefühl und besiegelt einen uralten Pakt mit der Insel. Traditionen, Familiennamen und die vertikale Morphologie des Giglio verstärken dieses Gefühl. Die Insel, eine Granitwelle, ist nicht nur Zuflucht, sondern auch kultureller und emotionaler Ankerpunkt – ein Ort von einzigartiger Harmonie zwischen Geschichte, Natur und Mensch.

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