Tanti cuori per Pianosa

archipelago

È un’isola che ti incanta: quel fondale marino riemerso nella notte dei tempi per diventare rifugio e salvezza, pascolo e vigna, isola piatta. Ha in sé qualcosa di magico, oltre alle conchiglie diventate roccia, alle catacombe dalle centinaia di sepolture, ai resti di epoche preistoriche, ai cocci di anfore etrusche e romane levigati dal mare, ai tasselli dispersi dei mosaici di una delle più belle ville dell’Arcipelago, quella della gens Giulia. Vicina e lontana ha conosciuto tutte le genti del Mediterraneo per diventarne vittima con il terribile pirata Dragout che ne sterminò la popolazione nel XVI secolo, tanto crudele che per centinaia d’anni non fu più abitata. La sua storia è intrisa di dolore, forse il destino l’ha punita di tanta bellezza. Carcere, zona di confino, pianura abrasa dai venti, oggi è un’isola che cerca di difendere la propria identità preservando la purezza. Torna a vivere, ma con parsimonia, sotto gli occhi vigili del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, dei rappresentanti dello Stato lì presenti, a partire dagli agenti della Casa di reclusione di Porto Azzurro, perché là vivono ancora alcuni detenuti in semilibertà, lavorando per l’accoglienza dei turisti che possono arrivare contingentati, d’estate con un collegamento giornaliero, settimanale d’inverno. Ma chi fa della salvaguardia e della valorizzazione dell’Isola la propria missione è l’Associazione per la valorizzazione di Pianosa, oltre 700 associati, un Consiglio direttivo neoeletto, molte persone da tutta Italia che si dividono i turni settimanali, da aprile a ottobre, dieci per volta, per tenere aperto il “luogo della memoria”. La mostra permanente esposta nell’ex ufficio postale, completamente ristrutturato a carico dell’Associazione, mette a disposizione una sempre più ampia documentazione sulla vita che si svolgeva a Pianosa quando il carcere accoglieva oltre 1000 persone fra detenuti e civili. La scuola, le case, la farmacia, il faro, l’ufficio postale, la chiesa, il turrito Forte Teglia, la casa dell’Agronomo, la ex casa del direttore ora piccolo albergo, il porticciolo di una struggente armonia, il cimitero, gli orti, l’antica cantina con le botti degli anni ’30, le damigiane, le stalle e il macello sono i testimoni di una vita che scorreva a ritmo lento, per orologio il sole e stelle. L’Associazione ogni anno investe risorse per raccontare la storia dell’isola e di chi là è vissuto. Ultimamente si è potenziata la struttura, aggiungendo un nuovo locale per la mostra. Grazie ad un finanziamento del Ministero della Cultura per il PNRR sono state investite risorse sul progetto PINVAS per ricostruire virtualmente la struttura del paese in epoche diverse. Una cosa è certa e accomuna tutti i soci. Che uno ci sia nato o vi abbia frequentato le prime classi, che ci abbia abitato un mese o 10 anni, l’Isola rimane addosso, mai dimenticata. Un amore senza tempo che ogni anno rinnova il rito della memoria attraverso la cura e l’impegno personale. Nuovi guardiani di un luogo unico al mondo.

Pianosa has been rich in history since earliest times and there are periods from people who lived on the island until the pirate Dragout exterminated its population. It became a prison in the 19th century and for the past few years, only a few inmates on day release have been living there, working for tourist reception from April to October. The association for the enhancement of Pianosa is made up of more than 700 volunteers who take care of the permanent exhibition every year, in weekly shifts of ten people. Here, there is a huge collection of evidence of life on the island when it was inhabited by about a thousand people between prisoners and civilians.

Pianosa blickt auf eine lange und vielfältige Geschichte zurück. Zahlreiche Zeugnisse verschiedener Epochen belegen die frühe Besiedlung der Insel – bis eines Tages der Pirat Dragut die damalige Bevölkerung nahezu vollständig auslöschte. Im 19. Jahrhundert wurde Pianosa in eine Strafkolonie umgewandelt. Heute leben dort Von April bis Oktober sind sie in die Betreuung der touristischen Angebote eingebunden. Die „Associazione per la valorizzazione di Pianosa“, ein Verein zur Förderung und Erhaltung der Insel, zählt über 700 ehrenamtliche Mitglieder. In wöchentlichen Einsätzen kümmern sich jeweils Dauerausstellung, in der zahlreiche Zeugnisse des früheren Insellebens gesammelt sind – aus einer Zeit, als rund tausend Menschen, darunter Häftlinge und zivile Bewohner, auf Pianosa lebten.

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